Prova a ricordare una scena di sesso in Murakami.
Prova a ricordarne i dettagli, il contesto, il fine.
Immagino sia più facile ricordarne le sensazioni, e non sono sempre positive, vero?
Ho scoperto una cosa: non ricordo tutte le scene di sesso in Murakami ma riesco a trovare la pagina esatta in ogni libro con una precisione chirurgica. Da qualche parte, la mia coscienza — a quanto pare — le ha archiviate con un certo ordine.
Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che la maggior parte dei fan non si sente a suo agio a leggere scene di sesso nei suoi libri, la critica sta pensando addirittura di catalogare Murakami come un autore che «non sa scrivere di sesso».
Non me l’aspettavo.
Più leggo le opinioni “degli altri” e più sento che c’è qualcosa che non torna: «maschilista, sessista, noioso, inconcepibile, disturbante…»
Cerco tra i libri che possiedo, li rileggo. Ecco: l’aggettivo che stavo cercando e che è sfuggito a molti è /tra·scen·den·tà·le/
Il sesso in Murakami è Trascendentale.
Leggo ancora.
Mi accorgo che nella maggior parte dei casi il sesso è sempre diverso pur seguendo uno schema ben preciso, e sopratutto ha uno scopo che “trascende” dal sesso nella maggior parte dei casi.
Mi stupisco.
Sono stupita del fatto che Murakami non sessualizzi il sesso.
Come si fa a non sessualizzare il sesso?
Lo descrive.
Nella maggior parte dei casi lo descrive in modo quasi obiettivo, un susseguirsi di fatti e azioni avvenuti tra due o più persone in un lasso di tempo a volte non del tutto preciso. Il suo è uno descrivere pragmatico, realistico, ma non pornografico.
C’è inoltre un dettaglio da non trascurare: durante la lettura molti tendono a “rimuovere” la scena di sesso (me inclusa). Credo che Murakami abbia la maestria di inserire il sesso nelle sue narrazioni senza forzare troppo la mano e senza avere la presunzione di volerci eccitare; forse è per questo che non lo ricordiamo del tutto.
Tendiamo a preservare una sensazione quasi decontestualizzandola, per questo — forse — molti si sentono disorientati. Perché in qualche modo cambia anche il fine e la percezione che siamo abituati ad avere del sesso.
Spesso il personaggio maschile è inerme, come paralizzato, subisce il sesso da parte di una donna, che non sempre ne gode, ma compie l’atto per un fine più grande. A volte è nei sogni, non è consensuale (etero e non), altre fa addirittura paura e cambia per sempre la vita dei personaggi.
Leggo ancora.
Penso a “Kafka sulla spiaggia”, al rapporto sessuale tra una signora Saeki sonnambula e un giovane Kafka inerme che scoprirà di aver realizzato la profezia edipica dalla quale era fuggito.
Penso al rapporto tra la giovanissima Fukaeri e Tengo in “1Q84”. Fukaeri diviene traghettatrice del seme di Tengo che riuscirà ad inseminare un’altra donna probabilmente in un altro piano di realtà.
Penso a Kano Creta (“L’uccello che girava le viti del mondo” ndr), che sperimenta un atto sessuale incomprensibile quanto brutale, che le farà espellere grumi di dolore/piacere, feci e bava.
Penso a Myū (“La ragazza dello Sputnik” ndr) che, intrappolata in una ruota panoramica, vedrà una se stessa concedersi a Ferdinando. Un atto sessuale non voluto davvero, ma che si consuma in modo così osceno da sporcare e segnare la coscienza di Myū fino al trauma che l’allontanerà per sempre dal sesso.
Credo che Murakami abbia cambiato tutte le regole.
Il sesso nelle sue narrazioni è al centro eppure ne è fuori. È trascendentale e ha un che di spirituale. È la via maestra per sentire cose che non percepiamo nella normalità e ci aiuta a passare dall’altra parte.
Per questo non lo ricordiamo.
Ossidiana Cosmica, al secolo Martina Falchetti è designer e creativa.