Sono M. e sono un’esibizionista.
Pubblico online le mie foto di nudo (o quasi) dal 2007 e le scatto dal 2002.
La prima volta avevo 16 anni, era una sera d’inverno ed ero esageratamente vestita; la mia pelle aveva bisogno di evadere e io avevo bisogno di vedermi da un punto di vista che non fosse lo specchio. Quella sera è iniziato il mio lunghissimo rapporto con l’autoscatto. Per anni le foto sono rimaste più o meno segrete/private, poi sono state su MySpace, su blogspot, su alcuni forum di scambisti, su Tumblr e infine su Instagram. Continue reading
seduzione
Lo faccio in pubblico: parlare di sesso
Se sei una donna e parli pubblicamente di sesso forse ti sarà capitato di trovarti in condizioni sgradevoli: dick pic (foto di peni) non volute, ricezione di messaggi in cui ti è stato proposto di fare sexting, richieste di invio di foto in cui sei nuda o di alcune parti del tuo corpo scoperte (generalmente seno, sedere e/o genitali), fino alle proposte di prestazioni sessuali a pagamento Continue reading
“Mother’s daughter”: il femminismo secondo Miley Cyrus
La scorsa settimana è uscito l’ultimo singolo di Miley Cirus ossia “Mother’s daughter“, che — una volta dimessi i panni della disneyana Hanna Montana — ha virato su un’immagine di sé sensuale e fortemente sessualizzata. Difficile sapere quanto ci sia di suo e quanto della manager (sua madre Tish Cyrus, presente nel video della suddetta canzone) e/o della produzione artistica, fatto sta che i testi, i video e le apparizioni della cantante originaria di Nashville sono ormai accompagnate dall’aggettivo “provocatorio”. Continue reading
Questi corpi
Oggi vorrei parlare di questo corpo, non del mio in particolare, ma del corpo come dato di fatto dello stare al mondo ed esserci (mentre scrivo si apre un’enorme parentesi circa i corpi delle persone in stato vegetativo. Anch’essi sono dati di fatto, non meno potenti e presenti solo perché addormentati. Chiarisco subito: sono a favore dell’eutanasia, contraria all’accanimento terapeutico, supporto le scelte delle famiglie Englaro e ancora prima Welby, per citare i casi più eclatanti del nostro Paese). Continue reading