Oggi la produzione di pornografia alternativa trova grande successo in una fetta di pubblico guidato da senso di colpa e scelte etiche di consumo. Per il consumo “consapevole” di porno sul mercato si trovano particolari escamotage ed espedienti di marketing. Tutte quante comprendono indicazioni di consumo verso un sottogenere già presente da anni nell’industria: la pornografia femminista.
Per tentare di definire questa etichetta in continuo mutamento servirebbe una tesi di dottorato e forse non se ne verrebbe a capo. Qui cercheremo di concentrarci su una singola produzione che, tra le varie qualifiche, si attesta quella di femminista: Lust Cinema.
Erika Lust, al secolo Erika Hallqvist, è una produttrice e regista svedese di film per adulti a capo dell’azienda da lei fondata a Barcellona. In varie occasioni definisce i suoi prodotti come porno per donne, pornografia femminista, film indipendenti, porno alternativo. In alcune interviste la produttrice arriva a prendere le distanze dal termine pornografia a seconda del pubblico e del contesto in cui presenta il suo lavoro.
Alternativo al mainstream
Numerose sono le critiche di Lust all’industria mainstream e in particolare alla piattaforma di diffusione di materiale per adulti: PornHub. Questa narrazione sembra strategica per un prodotto posto come alternativo e che, come sottolineano lx studiosx Giovanna Maina e Federico Zecca in Porn After Porn (2014), tende a definirsi solo in opposizione a un canone principale da cui allontanarsi, senza poi specificare le proprie caratteristiche di genere alt–. La produzione di Lust si basa molto sulla promessa di un porno “diverso” senza però mettere in scena una retorica visiva in contrasto a quello che viene considerato il monolite del porno convenzionale, riprendendone persino alcuni tratti distintivi.
Il nemico perfetto
La costruzione di un nemico comune a tuttx lx consumatricx è stata elaborata nel tempo da Lust, attraverso le distanze prese dal porno tradizionale o “porno per uomini” e dalle performer lì presenti. Nel libro Porno para mujeres (2008) le definisce stupide, disponibili, con «minifaldas de Putas y tacones imposibles» (minigonne da puttane e tacchi impossibili).
L’attacco diretto a PornHub è rintracciabile nel primo episodio del documentario Hot Girls Wanted: Turned On (2017). La produttrice, ritratta nel suo studio, con una rapida ricerca su internet, scova un’inserzione di ExxxtraSmall.com sul noto aggregatore di contenuti per adulti. La pubblicità ritrae una performer petite con un vestito a fiori, un cerchietto con le orecchie da coniglio, una cesta con uova colorate e alle spalle un uomo alto il doppio di lei che la accarezza. L’immagine porta il titolo Teens Get Destroyed. Lust commenta:
È proprio questo che i siti porno mostrano. […] Non possiamo ignorare che il porno sia parte dell’educazione sessuale, soprattutto per chi non ha mai avuto esperienze sessuali nella sua vita. Come potrebbe sapere come funziona realmente il sesso? […] La pornografia è a portata di click. […] Gli unici insegnanti dei vostri figli sono le pornostar, immaginatevi se io permettessi che le mie figlie prendessero lezioni sulla droga dagli spacciatori. Ecco perché è davvero importante che questa società abbia successo.
Con questa presentazione salvifica della sua azienda, Lust ci mostra la sua retorica attorno ai “pericoli del porno” che verrebbe utilizzato dai più giovani come educazione sessuale, attribuendogli lei stessa questa funzione. Con il dilagare di fantasie su teenagers che vengono sfondate, la soluzione alternativa è una per Lust: la viralità delle sue produzioni.
Erika Lust: dal porno femminista a Pornhub
Nel giugno 2023 Erika Lust comunica il suo imminente approdo su PornHub.
Non sono poche le lamentele da parte dell’industria, comprese le voci di performer presenti in alcuni dei video ripubblicati sulla piattaforma e quelle del sindacato di sex worker OTRAS: lamentano una mancata richiesta di consenso per la ri-produzione del materiale prodotto. Tutto ciò che è uscito da casa Lust è stato un comunicato che informava lx performer che i video sarebbero stati condivisi sull’aggregatore. Per quanto legalmente i diritti appartengano all’azienda, in termini di etica produttiva la misera comunicazione allx direttx interessatx dell’imminente condivisione non è in linea coi valori di cui Lust si fa promotrice ultima. L’apertura di un dialogo con chi ha messo corpo e immagine in quei lavori sarebbe stata quantomeno coerente.
Porno per bene
Questo punto nello storico di Lust Films permette di aprire un’interrogazione su modi e motivazioni della retorica portante dell’intera casa di produzione. Come mostra la ricerca How Feminists Pick Porn (2021) di P.J. Macleod, cresce la richiesta di un maggiore impegno etico nel prodotto da parte dellx consumatricx di porno femminista. Lust costruisce quindi solo ciò che è richiesto dal senso di colpa conservativo: la promessa di un porno migliore. Offre un’assoluzione dal consumo di ciò che non è considerato rispettabile a prescindere, con un’estetica borghese patinata, con corpi tutto sommato normati e belli convenzionalmente, tramite la promessa di un cambiamento che, tra presupposti ed estetica, più che politico sembra confessionale.
Edoardo Risaliti studia semiotica a Torino. L’interesse accademico per il porno comincia con una tesi sulle etichette di pornografia etica e femminista per la facoltà di Scienze politiche a Firenze per poi continuare nell’incontro fortuito con le Culture dei media nelle più fredde strutture piemontesi. Pornofilo, ossessionato dalla pornografia trash, collabora con Fish & Chips, primo festival indipendente del cinema erotico e pornografico in Italia, per cui cura la selezione insieme ad altrx pervertitx come lui. Curioso degli effetti della rappresentazione sul corpo e sulle identità, vorrebbe essere pagato per guardare porno.