Sesso da paura – Ex Drummer

“Ex Drummer” non è quello che tradizionalmente viene definito film horror, ma fa così paura che si merita un posto d’onore nella categoria. Colonna sonora della madonna, reietti di ogni genere e violenza estrema: ed è subito voglia di non essere mai nati.

Uscito nel 2007, diretto dal regista e produttore belga Koen Mortier e basato sull’omonimo romanzo del 1994 di Hermann Brusselmans, per quel che mi riguarda, questo film è così pieno di cose che ti fanno dire «OK, CIAO!», che potrei anche smettere di scrivere e già sarebbe un’iperbole. Ma procediamo per gradi.

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“Ex Drummer”, Koen Mortier, 2007

La vicenda è quella di un noto scrittore residente nella città belga di Ostenda, tale Dries. Con un classico capello dimesso, età non meglio identificata, sigaretta e voce roca, esordisce rendendo subito chiare le intenzioni del suo personaggio: il protagonista perfetto per una parabola punk in cui chi può salvarsi si salva (e si beffa), e chi invece viene dal niente torna esattamente al punto di partenza (forse anche più indietro).

La sua fama lo annoia, la gente lo disturba nella sua casa perfetta dove convive con la compagna bellissima, sessualmente disponibile e sempre vestita di nero. È la ricerca dell’esperienza diretta dei bassi fondi dell’umanità che lo portano a dare una possibilità alla proposta che gli viene fatta da tre individui che hanno deciso di formare una rock band, accumunati dall’essere ognuno portatore di una diversa disabilità. A questo ambizioso progetto manca il batterista: serve un altro componente con una qualche disabilità, ma serve anche che sia un personaggio noto e che porti visibilità al gruppo. Dries, tuttavia, non ha nessuna disabilità “sanitaria” ma, legandosi all’etimologia della parola “disabilità”, è a tutti gli effetti un disabile in quanto incapace di suonare la batteria. Un vero e proprio batterista disabile.

Siamo solo ai titoli di testa ed è già un panorama bellissimo e per buona parte una menzogna.

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“Ex Drummer”, Koen Mortier, 2007

In “Ex Drummer” tutto è fortemente sbagliato: neonati trascurati, donne violentate, omosessuali gestiti per i sommi capi del pregiudizio più becero in modo assolutamente volontario, anziani maltrattati e una colonna sonora che fa venire giù i muri (Devo, Isis e Mogwai, per citarne solo tre). La band, una volta convinto Dries – che intravede la possibilità di ottenere materiale per un nuovo libro – a prendere parte al progetto, prende il nome di “The Feminists”, per via della disabilità del cantante: un impedimento nel linguaggio che ha causato in lui un feroce odio verso il genere femminile, al punto da essersi guadagnato il soprannome di “re dello stupro”. Pensione d’invalidità sì o no?

La divisione dei mondi è netta: Dries vive nel suo, fatto di ambienti confortevoli e puliti, di ampi letti che ospitano esplicite threesome organizzate dalla sua bellissima fidanzata insieme ad altrettanto bellissime ospiti, tutte persone decisamente di serie A: partorite direttamente dal grembo dell’élite e degenerate in una depravazione controllata e sicura. Gli altri membri dei The Feminist popolano invece un loro habitat fatto di tinte cupe, marroni, sporche. Nel disordine e nell’oscenità delle loro abitazioni e dei loro pensieri da immediato TSO si consumano i peggiori rapporti, le litigate con le voci stridule delle eroinomani gravide, la sessualità di una madre calva e obesa e quella violenta di psicopatici tossicodipendenti . Tutto rassomiglia quasi a una parodia grottesca della più contemporanea pornografia queer e dei movimenti body e sex positive: personaggi che tirano fuori il peggio di noi, per i quali non possiamo provare altro che disgusto, che trascendono tutti i tentativi di pensiero politicamente corretto fino a farci sentire degli irreprensibili e poco tolleranti borghesi tout court. I due mondi entrano a contatto nel tanto sordido e immorale quanto semplice piano di Dries, e nel contatto esplodono facendo degenerare quel minimo di ingenuità rimasta fino a renderla un vero e proprio immondezzaio. In “Ex Drummer” non c’è nessuna speranza.

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“Ex Drummer”, Koen Mortier, 2007

L’identificazione con i personaggi di “Ex Drummer” è davvero un processo complesso: se la tendenza è quella a identificarsi con il personaggio con cui abbiamo la possibilità di entrare maggiormente in empatia, in questa storia non si può stare dalla parte di nessuno. Chiunque entri nella dinamica della narrazione diventa immediatamente corrotto e detestabile. L’unica persona che sta dalla parte del giusto è lo spettatore, che con la patina del disgusto si erge a giudice morale, sentendosi al sicuro al di qua dello schermo. Ma questo film ci insinua un terribile dubbio: in cosa siamo migliori rispetto a questi perfetti disadattati? Che cosa ci dà il diritto di definirli dei disadattati? Non è forse questa storia il prodotto reale di una società reale di cui facciamo realmente parte?

Per dirla con le parole dei Devo (e dei The Feminists):

Mongoloid he was a mongoloid
And it determined what he could see
And he wore a hat
And he had a job
And he brought home the bacon
So that no one knew
Mongoloid he was a mongoloid
His friends were unaware
Mongoloid he was a mongoloid
Nobody even cared

Stefania Ratzingeer 

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